Preludio nel tempo del Coronavirus
(Qualcuno ha detto che le macerie talvolta riuniscono le persone. Ora che si dorme nella paura è un’occasione per incontrare, non solo in sogno, la nostra intima bellezza, un nuovo modo di stare distanti, un nuovo modo di stare insieme, in attesa del risveglio.
Questa è l’ultima utopia che ho trovato
nella mia accogliente caverna identitaria
che qualcuno, almeno fino a ieri
chiamava solitudine…)
E le cose cambiano…
E le cose cambiano
scendendo dal paradiso
il silenzio purifica l’anima
altri colori raccontano
che si può soffrire nell’attesa
che l’abitudine non è solo la casa
che l’inferno non sono gli altri
ma gli occhiali con cui si guardano
che costruire il nemico
è un’antica e primaria difesa
di chi teme la propria ombra…
E le cose non cambiano
il sole continua a splendere
la terra gira seguita dalla luna
l’erba ancora cresce
il vento accarezza la cima degli alberi
anche il mare ancora gioca
con le allegre ondine
che lambiscono la terra
e l’uomo è ancora pieno di speranza
è ancora pieno di contraddizioni
ancora lotta per sopravvivere
ancora ha paura di morire
ancora si arrabbia con un altro uomo
ancora vuole rubare qualcosa a qualcuno
ancora crede di essere immortale
di essere il sovrano del creato
anche se ora è dal veleno incoronato…
E le cose cambiano
non devo più scappare
per inseguire Kronos
devo solo aspettare e specchiarmi alla fine
nella profonda caverna che chiamano solitudine
piena di pezzi importanti di me
abbandonati qua e là con noncuranza
li sto raccogliendo ora
che cavalco e domino il tempo
ora liberato dalla febbre del fare
ora che potrei anche sparire dal mio universo
ora proprio ora… potrei trovare qualcosa di prezioso
poi lasciarmi lentamente morire
insieme alle maschere, le ferite e le ridondanze
che non mi hanno fatto vivere appieno la vita…
Poi dopo aver atteso le lacrime del cielo
che il nostro sole fedele scalderà
potrei anche rinascere senza virus
senza tifoserie di chi ha bisogno
di inveire, di applaudire o dire mi piace
all’umana universale stupidità…
senza furti continui di identità
accettando la naturale ambivalenza
senza le solite storie che violentano
la dignità dell’anima e del corpo
in un mondo nuovo che mi rassomiglia
dove i fiumi scorrono lenti senza ostacoli
e non hanno ansia per raggiungere il mare
dove ci si possa guardare negli occhi
senza dover comunque parlare
dove ognuno si possa autogovernare
senza delegare ai soliti noti
dove una stretta di mano (quando si potrà)
sarà il miglior contratto
dove non ci sarà più bisogno di recitare
per essere accettati anche dai rinoceronti infuriati
contro la pioggia che non arriva…
dove il tempo torna a incontrare il ritmo del corpo
tralasciando le ansie e i timori della mente
dove Kronos sarà bandito dalla terra
spedito in esilio da Giove
e l’unica ora legale sarà
il tempo lento e gentile di Kairos…
Roma 12.3.2020 Antonio Lo Iacono